Vediamo di capire cosa è accaduto e cosa sta accadendo, sperando di essere il più chiaro possibile. L'atmosfera si compone di diversi strati a diverse altitudini: la troposfera e la stratosfera sono le due macrosezioni. La prima sta in basso e la seconda a quote molto alte. Nell'emisfero settentrionale in entrambi gli strati le masse d'aria tendono a ruotare in senso orario attorno all'asse terrestre : da ovest verso est. Parliamo al riguardo di zonalità. Durante questo inverno è però accaduto qualcosa di strano: in troposfera si è verificato un corposo trasferimento di masse d'aria calda, specie nell'area pacifica, dai tropici verso l'area polare. Avrete sicuramente visto (chi sa leggere i modelli) come l'alta pressione pacifica è riuscita con una certa facilità, specie a novembre e dicembre, ad insinuarsi verso il polo nord, determinando sull'area polare condizioni di frequente regime altopressorio. E' sostanzialmente questo il motivo per cui spesso le perturbazioni sono state deviate verso l'europa, sia da nordovest e sia da nord. Le abbondanti nevicate sulle alpi sono alla fine il risultato finale di queste relazioni, incroci, rapporti tra le alte pressioni pacifica e polare da un lato, e il vortice polare dall'altro, spodestato della sua naturale sede e deviato verso sud nel suo roteare attorno all'asse terrestre.
Molto chiaro in questa immagine ciò che è frequentemente accaduto
Ora dovete pensare che il rallentamento del flusso zonale nei bassi strati dell'atmosfera ha per cosí dire incominciato a creare delle reazioni negli strati superiori. A differenza di cosa accadeva in basso, in stratosfera il flusso zonale ha iniziato come reazione ad aumentare i giri e le velocità, causando al contempo un robusto raffreddamento del vortice stratosferico. Al di sotto della stratosfera gli inceppamenti proseguivano...due anelli uno sopra l'altro che giravano quindi a velocità molto diverse o addirittura in direzione opposta.
In un certo senso è la stessa cosa che accade quando siamo in auto e usiamo il cambio per controllarne la velocità: se metto il folle e vado a 80 km orari, l'auto va all'impazzata (nel paragone è la fase in cui sia la stratosfera che la troposfera girano in senso zonale); se capisco di dover usare il cambio per rallentare ma metto la quinta ( nel nostro esempio sono le alte pressioni che si elevano dai tropici verso il polo nord e bloccano o rallentano il flusso zonale nella fascia troposferica) avrò l'effetto iniziale addirittura di aumentare la velocità; poi però scalerò in quarta e terza ed il motore non solo si surriscalderà ma determinerà anche il rallentamento del veicolo. Quest'ultimo passaggi è quello in corso: dopo che in gennaio la quinta marcia ha determinato un aumento della velocità dei flussi zonali in stratosfera, è accaduto che si è generato un forte riscaldamento in quest'ultima. Riscaldamento che chiamiamo Stratwarming : i continui attriti nelle velocità tra ciò che sta sotto e ciò che sta sopra ha prodotto un fortissimo riscaldamento della stratosfera che produrrà sostanzialmente due effetti. Il primo è quello di bloccare il flusso zonale in stratosfera, il secondo di generare un completo sconquasso del vortice stratosferico che cosí andrà a dividersi in due nuclei.
ecco lo stratwarming: un riscaldamento di oltre 70 gradi sul canada
ed ecco lo split sull'area stratosferica polare
La conseguenza più immediata sarà il trasferimento di questi effetti dall'alto verso il basso ed allora ecco che anche in troposfera si andrà a generare uno split. Un ramo del vortice polare andrà ad approfondirsi sull'area canadese, l'altro sull'area siberiana.
Ed allora la domanda che potreste pormi è la seguente: perchè i modelli non riescono ad inquadrare ancora il prossimo futuro? I modelli ragionano con degli input e dati iniziali: sostanzialmente non riescono a capire la ragione per cui il vortice troposferico girando inizialmente in senso zonale, dovrebbe ad un certo punto bloccare questo movimento ed iniziare un'attività in senso antizonale.
E non lo riescono a capire anzitutto perchè degli stratwarming di questo tipo ne accadono uno ogni tanti anni ed è praticamente fuori dalla casistica della normalità.
Quello che sta avvenendo è però una cosa cosí straordinaria da riuscire a condizionare il meteo europeo e dell'emisfero settentrionale per diversi mesi a seguire. Ne vedremo delle belle soprattutto a marzo e aprile.
Ma ora veniamo al dunque:cosa si aspetta marcus?
In una fase iniziale, diciamo fino al 25-27 febbraio il vortice canadese comincerà un lento rallentamento e spostamento verso l'area canadese occidentale. Questo moto sarà favorito dallo split del Vp nei due rami canadese e russo. Attorno al ramo canadese la vorticosità continuerà in senso zonale. Questa vorticosità uscendo dal canada orientale, si dirige verso il polo nord dove è avvenuto lo split e alimenta il moto antizonale attorno nel ramo siberiano, disegnando una sorta di 8.
Il moto antizonale del vortice siberiano al contempo spingerà il vortice canadese in una posizione più defilata. In questa prima fase, i modelli già la mostrano a varie riprese, il vortice canadese continua a sbuffare in atlantico, attraendo aria fredda da est che non è da escludere possa prenderci in pieno. Alcuni modelli al riguardo vedono a volta sburanate sull'italia centromeridionale ed a volte sventagliate sul nord italia o addirittura sul centro europeo. L'alta pressione azzorriana è relegata a mò di isolotto sul regno unito e nord europeo. Non attendiamoci grandi cose ma neppure il nulla. In questa prima fase ci sta tutto e nulla!
Poi si passerà alla fase due: tra il 28 di febbraio e la prima decade di marzo. In questa fase il vortice canadese avrá lentamente percorso la strada dal canada orientale a quello occidentale, ed in questo moto si sará letteralmente svuotato alimentando il ramo del Vp siberiamo: ricordate le masse d'aria che disegnavano l'8 in uscita dal canada verso la siberia ? E' a questo punto che l'alta pressione azzorriana avrà vita facile in atlantico ed è esattamente in questo momento che il ramo siberiano del Vp imperverserà in europa ed in italia. Non sto parlando del freddo di questi giorni; sto parlando di gelo siderale e tempeste di neve. Siamo in una fase storica della meteorologia ed anche se è difficile credere o immaginare che tutto a sto giro andrà al posto giusto, è per adesso sufficiente la speranza o semplicemente la consapevolezza che ci stiamo giocando una partita com'era da sei anni che non ci capitava o forse da 33 anni. Le cose belle stavolta sono però almeno due altre:
la prima è che anche se questa ondata di gelo storica non dovesse prenderci, avremo sicuramente modo di divertirci sia in marzo che aprile, con episodi freddi e nevosi che si susseguiranno con una discreta frequenza.
La seconda è che le nostre montagne stanno già abbondantemente godendo. Non sarà un episodio epocale a cambiare il mio giudizio su un inverno che è sicuramente stato molto brillante!