Post by luca90 on Mar 11, 2016 23:36:07 GMT 1
Avevo già adocchiato da anni questo bel percorso fuoripista grazie alle foto e ai reportage visti sui vari forum, che mi hanno fatto scaturire il desiderio di scendere anch'io in quell'ambiente magnifico! Complice l'inverno tutto particolare decido assieme ad un mio amico e buono sciatore di andare a fare 6 giorni di sci ad Ovest, dove è nevicato di più quest'anno: la scelta è ricaduta su La Thuile, in modo da avere molta neve (forse troppa ) ed avere il Monte Bianco a breve distanza per poter finalmente fare questa discesa. Inizio parecchi giorni in anticipo a cercare guide, con tutte le difficoltà del caso, ma d'altra parte si sa che mettersi in contatto con questi professionisti che sono sempre in montagna non ci si può aspettare che sia semplice. La scelta è ricaduta su una guida di La Thuile, che magari avete visto nel reality sul Monte Bianco (che ovviamente non ho mai visto....), che la sera prima mi chiama preoccupata per il vento in quota e la possibile presenza delle nuvole, allora prendo il portatile e guardo i modelli Lamma e gli dico che il vento ci sarà ma le nuvole no e che nei giorni seguenti sarebbe stato peggio, gli ho detto che comunque la decisione sarebbe spettata a lui, compatibilmente con le condizioni di neve e sicurezza. La guida dice che ci saremmo uniti ad un'altro gruppo per facilitare la calata dalla cresta sopra il ghiacciaio.
Il giorno seguente si parte e si arriva al parcheggio della funivia di Val Veny, si indossa l'imbrago con nodo da ghiaccio (non si sa mai) e moschettone a portata di mano, che si rivelerà utile più volte nella giornata. La guida ha noleggiato zaino ABS per tutti i componenti del gruppo perché considerando il percorso può essere sempre utile avere una chance in più.
IMG_20160301_083910
Si sale sulla funivia soffrendo un caldo pazzesco, i rifugi sono riscaldati e noi siamo vestiti davvero pesanti, in previsione dell'attesa al vento a 3500 m di quota. Arrivati in cima si esce, il tempo per fare una foto al Dente del Gigante e a le Grand Jorasses e si parte subito per raggiungere la fatidica cresta, col vento che si inizia a far sentire.
DSC00742
Finita la breve traversata con gli sci si arriva in cresta, non si vede niente di sotto e iniziano le manovre per la calata, non è certo il momento per tirare fuori la macchina fotografica, se non si vuole rischiare il congelamento della mano! La cresta dove siamo calati è praticamente verticale, ci viene detto di sganciarci a metà dove la pendenza sarebbe diminuita (indicazione abbastanza vaga in pratica si scende finché la corda non sta per finire e si sentono le urla di sganciarsi). Si arriva ad un pianerottolo prima della scala, dove si fissano gli sci allo zaino e ci si prepara per la discesa. Fatto qualche scalino il vento cessa e subito fa un caldo assurdo per quella quota, mentre solo qualche metro sopra il vento impazza ancora. Ne sa qualcosa una cliente francese che non ne vuole sapere assolutamente di sganciarsi dalla corda e rimane in mezzo alla cresta per una mezz'ora, col vento che sferza ed un gran freddo.
DSC00752_1
DSC00753
DSC00756
Si intravede la discesa, già tracciata nell'unica ora di sole del giorno precedente e il caldo non fa presagire nulla di buono per la qualità della neve, infatti la discesa sarà molto faticosa e tutt'altro che facile, con neve pesante, crosta rigelata e un buon assortimento delle peggiori nevi possibili, da far rimpiangere il Cerreto o l'Abetone.
DSC00757
DSC00760
Il traffico sulla scala non manca, c'è un sacco di gente, una guida salta gli sciatori che ha davanti buttandosi giù dalla scala sulle persone che stanno scendendo sulla scalinata sottostante!
DSC00765
DSC00766
DSC00770
Finita la lunga scala iniziano le fantomatiche scale da muratore per raggiungere il ghiacciaio, la guida voleva assicurarci con la corda ma io che sono stato tra i primi del gruppo a scendere gli dico che avrei fatto a meno, infatti la scala era ben fissata nella neve e non si muoveva come nei giorni precedenti e difatti la discesa è stata agevole e rapida.
DSC00773
Appena sceso un bel crepo di circa 1 metro di diametro ci aspetta a poca distanza dalla scala, qualcuno del gruppo si è fermato a guardare all'interno, riferendo che si vedeva proseguire per molti metri in basso.
DSC00774
Inizia la discesa, con neve inizialmente buona ma che peggiora sempre di più scendendo, come ho già detto davvero pesante e faticosa.
A metà della discesa si passa vicino ad una serracata, l'ambiente è davvero magnifico!
DSC00778
DSC00780
Qualche minuto di pausa al Pavillon e poi si riparte per Courmayeur, mentre elicotteri dei soccorsi tentavano di raggiungere i due scampati alla valanga dal Canale del Cesso. Questo episodio mi ha fatto pensare un po' sulla non sicurezza di questa attività, quasi sicuramente anche se fossimo scesi non ci avrebbe coinvolto, visto che siamo scesi lontano dai canali laterali.
IMG_20160301_124703
Si riparte per il canale dei Camosci e finalmente della neve decente, peccato che duri solo qualche metro:
DSC00793
DSC00806
DSC00795-BN
DSC00814
Si prosegue nel canale, dove si sciano delle belle palle di neve ghiacciate, una gioia dopo l'altra!
DSC00823
Poco dopo una piccola scarica di neve e pietre cada da sopra nel nostro canale, senza coinvolgere nessuno e poco dopo arriviamo alla parte migliore del canale :
DSC00826
Arrivare lì sopra dopo quello che era appena successo ti fa pensare: "Se per caso ricapita ora che sono quì sopra cosa succede???".
Prosegue la discesa verso la Val Ferret, sciando sopra una valnga scesa a febbraio.
DSC00828
DSC00832
Quì nel 1991 era caduto un serracco, coinvolgendo molte persone che stavano sciando su quella che allora era ancora una pista e arrivando sino al rifugio indicato:
DSC00833
Arrivati in fondo davvero stanchi da questa discesa resa impegnativa dalla nevaccia ammiriamo ancora il Monte Bianco:
DSC00835
DSC00836
Davvero una bella esperienza, lo posso solo che consigliare, però se non siete esperti di manovre alpinistiche vi consiglio vivamente di affidarsi ad una guida! In molti arrivati sulla cresta hanno girato e sono tornati indietro.
Vi lascio ad un simpatico video fatto dai gopro-muniti, io sono il giallo e non mi si vede mai.
Il giorno seguente si parte e si arriva al parcheggio della funivia di Val Veny, si indossa l'imbrago con nodo da ghiaccio (non si sa mai) e moschettone a portata di mano, che si rivelerà utile più volte nella giornata. La guida ha noleggiato zaino ABS per tutti i componenti del gruppo perché considerando il percorso può essere sempre utile avere una chance in più.
IMG_20160301_083910
Si sale sulla funivia soffrendo un caldo pazzesco, i rifugi sono riscaldati e noi siamo vestiti davvero pesanti, in previsione dell'attesa al vento a 3500 m di quota. Arrivati in cima si esce, il tempo per fare una foto al Dente del Gigante e a le Grand Jorasses e si parte subito per raggiungere la fatidica cresta, col vento che si inizia a far sentire.
DSC00742
Finita la breve traversata con gli sci si arriva in cresta, non si vede niente di sotto e iniziano le manovre per la calata, non è certo il momento per tirare fuori la macchina fotografica, se non si vuole rischiare il congelamento della mano! La cresta dove siamo calati è praticamente verticale, ci viene detto di sganciarci a metà dove la pendenza sarebbe diminuita (indicazione abbastanza vaga in pratica si scende finché la corda non sta per finire e si sentono le urla di sganciarsi). Si arriva ad un pianerottolo prima della scala, dove si fissano gli sci allo zaino e ci si prepara per la discesa. Fatto qualche scalino il vento cessa e subito fa un caldo assurdo per quella quota, mentre solo qualche metro sopra il vento impazza ancora. Ne sa qualcosa una cliente francese che non ne vuole sapere assolutamente di sganciarsi dalla corda e rimane in mezzo alla cresta per una mezz'ora, col vento che sferza ed un gran freddo.
DSC00752_1
DSC00753
DSC00756
Si intravede la discesa, già tracciata nell'unica ora di sole del giorno precedente e il caldo non fa presagire nulla di buono per la qualità della neve, infatti la discesa sarà molto faticosa e tutt'altro che facile, con neve pesante, crosta rigelata e un buon assortimento delle peggiori nevi possibili, da far rimpiangere il Cerreto o l'Abetone.
DSC00757
DSC00760
Il traffico sulla scala non manca, c'è un sacco di gente, una guida salta gli sciatori che ha davanti buttandosi giù dalla scala sulle persone che stanno scendendo sulla scalinata sottostante!
DSC00765
DSC00766
DSC00770
Finita la lunga scala iniziano le fantomatiche scale da muratore per raggiungere il ghiacciaio, la guida voleva assicurarci con la corda ma io che sono stato tra i primi del gruppo a scendere gli dico che avrei fatto a meno, infatti la scala era ben fissata nella neve e non si muoveva come nei giorni precedenti e difatti la discesa è stata agevole e rapida.
DSC00773
Appena sceso un bel crepo di circa 1 metro di diametro ci aspetta a poca distanza dalla scala, qualcuno del gruppo si è fermato a guardare all'interno, riferendo che si vedeva proseguire per molti metri in basso.
DSC00774
Inizia la discesa, con neve inizialmente buona ma che peggiora sempre di più scendendo, come ho già detto davvero pesante e faticosa.
A metà della discesa si passa vicino ad una serracata, l'ambiente è davvero magnifico!
DSC00778
DSC00780
Qualche minuto di pausa al Pavillon e poi si riparte per Courmayeur, mentre elicotteri dei soccorsi tentavano di raggiungere i due scampati alla valanga dal Canale del Cesso. Questo episodio mi ha fatto pensare un po' sulla non sicurezza di questa attività, quasi sicuramente anche se fossimo scesi non ci avrebbe coinvolto, visto che siamo scesi lontano dai canali laterali.
IMG_20160301_124703
Si riparte per il canale dei Camosci e finalmente della neve decente, peccato che duri solo qualche metro:
DSC00793
DSC00806
DSC00795-BN
DSC00814
Si prosegue nel canale, dove si sciano delle belle palle di neve ghiacciate, una gioia dopo l'altra!
DSC00823
Poco dopo una piccola scarica di neve e pietre cada da sopra nel nostro canale, senza coinvolgere nessuno e poco dopo arriviamo alla parte migliore del canale :
DSC00826
Arrivare lì sopra dopo quello che era appena successo ti fa pensare: "Se per caso ricapita ora che sono quì sopra cosa succede???".
Prosegue la discesa verso la Val Ferret, sciando sopra una valnga scesa a febbraio.
DSC00828
DSC00832
Quì nel 1991 era caduto un serracco, coinvolgendo molte persone che stavano sciando su quella che allora era ancora una pista e arrivando sino al rifugio indicato:
DSC00833
Arrivati in fondo davvero stanchi da questa discesa resa impegnativa dalla nevaccia ammiriamo ancora il Monte Bianco:
DSC00835
DSC00836
Davvero una bella esperienza, lo posso solo che consigliare, però se non siete esperti di manovre alpinistiche vi consiglio vivamente di affidarsi ad una guida! In molti arrivati sulla cresta hanno girato e sono tornati indietro.
Vi lascio ad un simpatico video fatto dai gopro-muniti, io sono il giallo e non mi si vede mai.